Così... pour parler

… LIBERTA’…

Cosa è la libertà per voi, che per caso, navigando in internet, avete digitato l'espressione " Così ... pour parler" su un qualsiasi motore di ricerca?

Questo non vuole essere un blog su una determinata tematica o un argomento specifico, ma solo uno spazio aperto alle parole e alle idee di tutti. Così, da un pensiero o un’idea balenata alla mente si inizia a scrivere di diversi argomenti in piena libertà…

perche´ la liberta´, se data, si trova in ogni cosa... e ci permette di essere noi stessi.


Non sono solo ira e dolore…

forza io sono di pietra pensosa, allegria di mani insieme allacciate. Infine, sono libero entro gli esseri.

E tra gli esseri, come l’aria vivo, e dalla solitudine assediata esco verso il folto delle battaglie a conquistare gioie indomabili.

Pablo Neruda


sabato 4 febbraio 2012

un arbol de banano y una foresta de... :) banano!!





Para alguien a quien le encantan esas plantas y la cuida en su casa...
 Espero que un dia leas estas paginas de mi diario

martedì 31 gennaio 2012

DIARIO DI VIAGGIO - NICARAGUA - PARTE SECONDA

Seconda parte del mio diario di viaggio.

Oggi è già il mio quarto giorno qui. Sono le 530 ed il gallo canta. Mi piace svegliarmi presto perché è veramente l’unico momento per stare sola, in silenzio ed ascoltare un po’ i rumori del villaggio.

Hoy no para de llover (non smette di piovere) è dalla tre che la pioggia cade a catinelle e questo mi fa pensare che anche oggi non ci sarà molto sole. Ma non ero venuta qui per abbronzarmi e prendere un po’ di caldo tropicale???  Sicuramente a Managua fa caldo e c’è il sole, è qui invece  che siamo più nell’interno circondati dalle montagne che raccolgono le nubi come in un bacino pronto per essere accolto dalla pioggia. Sembrano quasi piogge monsoniche.

Come non detto, vorrei ascoltare i rumori delle città invece ci sono due cani che non fanno altro che abbaiare alle 530, meglio mettere cuffie e musica.

Ieri, lunedì, è stato il primo giorno di lavoro. La clinica si è riempita di gente e dottori; quando dico riempita significa una trentina di persone e tre dottori, non penserete ai grandi ospedali dove ci si perde tra i piani, ma per un villaggio è già tanto. Ieri ho lavorato al progetto adopciòn, di adozione a distanza dei bambini in San Rafael del Norte e nei villaggi limitrofi. Questo è il periodo in cui le famiglie vengono a ritirare i soldi donati  ai loro bambini e tutto viene fatto con molta cura ed organizzazione.  Ogni persona deve presentare la sua carta d’identità  ed un libretto di versamento delle quote ed inoltre deve sempre consegnare una pagella ed una lettera che sarà poi inviata al padrino o alla madrina. Tutti questi piccoli e semplici requisiti sono indispensabili, altrimenti i soldi non vengono consegnati ai genitori  finché non ritornino con gli esatti documenti. E’ una politica importante perché altrimenti la gente si abitua a ricevere senza dare nulla. Devono capire che anche se sono nati in una condizione di povertà non possono ricevere tutto gratuitamente, altrimenti non riusciranno mai a compiere quei piccoli sforzi per riuscire a migliorare la loro condizione.  E’ bello vedere pagelle di piccoli bimbi che avanzano nella scuola con ottimi risultati, così come ragazzi grandi che vengono a ritirare la donazione e che sono già all’università. Loro rispetto gli altri possono dire di avere qualcosa in più perché avranno un lavoro, saranno pagati dal loro Ministerio e si potranno permettere una casa ed un futuro migliore. Vi assicuro che si vede la differenza tra un ragazzo diventato medico o ingegnere agrario e chi invece non è riuscito ad avere una preparazione scolastica. Altrettanto triste è constatare alcuni casi di ragazze che abbandonano la scuola perché incinte già a 14 anni, età anche in cui si sposano e ragazzi che lasciano la scuola perché devono aiutare la famiglia e vengono mandati a  lavorare y “cortar cafe”  (tagliare le piante di caffè).  Già solo così si può capire quanto siamo fortunati a vivere in un paese desarrollado - come si dice qui - nonostante ormai l’Italia stia abbassando la sua soglia di sviluppo. Comunque non voglio parlare assolutamente del nostro paese, altrimenti mi viene una tristezza a pensare alle “ schifezze” che sono state fatte, qui neanche i politici potrebbero permettersi  certe cose.  Forse per certi versi meglio vivere in questa semplicità e povertà, si apprezza molto di più ogni cosa. La gente non ha nulla, ma ti saluta sempre abbracciandoti come se facessi parte della sua famiglia e ti offre qualsiasi cosa possieda, da una piccola tazza di caffè.

Comunque tornando al progetto adopcion, sono contenta di constatare che questo progetto funzioni veramente. Spesso dall’Italia non sappiamo se le donazioni che facciamo vanno a buon fine o sono intascate da qualche associazione assetata di soldi. Qui l’unica spesa sostenuta è quella del salario di chi gestisce e monitora il progetto, una buona spesa che permette di dar lavoro ad una persona; per il resto tutto viene donato ai ragazzi e dalla lista delle adozioni ne ho contati più di trecento.  Un buon risultato.

Questa è una parte del lavoro che sto facendo, ma nei prossimi giorni mi aspetta molto di più. Intanto domani avrò anche io il mio camice per girare nella clinica e comprerò degli stivali per andare nei campi in mezzo al fango, che con tutta questa pioggia ormai arriverà alle ginocchia. Poi da giovedì con l’arrivo dell’équipe medica si lavorerà di più e sicuramente avranno bisogno di aiuti per operare tutte quelle persone che ormai sono sulla lista e aspettano delle cure.

Domenica sono stata a fare una gita nella campagna più interna e profonda, una campagna diversa dalla nostra. Qui ci si dirige verso le piantagioni di caffè, di platano e banane, immerse nella foresta tropicale. Devo ancora abituarmi a vedere intorno a me un altro tipo di paesaggio. Sembra tutto così diverso… perché effettivamente lo è!! J Siamo arrivati in una finca, una specie di casa di campagna immersa nel verde. Una casa interamente di legno, sempre con il tetto di lamiera, la cucina grande di mattoni e terra e grandi buste di plastica celesti per coprire l’interno della casa e far si che l’acqua ed il vento non entrino. Tutte le case di questo piccolo posto chiamato Sotana sono fatte così e s’intravedono man mano che si percorre con il pick up la strada sterrata. Dopo quasi un’ora di macchina e buche di ogni tipo avevo lo stomaco sottosopra.  La famiglia della mia amica Carmen vive qui e sono tutti accoglienti. Per mostrare la loro cordialità ti offrono del cibo senza essere però invadenti perché sanno bene che certe cose il nostro stomaco non le tollera. Così mangio solo dei Bunuelos, ciambelline di pasta di mais fritte e immerse nel miele. Un dolcetto niente male per la dieta, ma molto buono soprattutto se c’è solo questo per pranzo. Facciamo un giro, scattiamo alcune foto e conosco tutta la sua famiglia composta da tanti fratelli , figli e nipoti. Qui ci si allarga in pochissimo tempo!!

Vi racconto quest’ultima cosa prima di lasciarvi. Presto andrò a vivere con la mia amica Carmen, la sua casa è sicuramente più confortevole e pulita visto che non ci sono una decina di bambini a viverla ogni giorno. Sua mamma è stata molto contenta di questa notizia, così farò compagnia anche a sua figlia  e mi ha detto che se mi piace la loro povertà loro son ben felici di accogliermi. Questa frase mi ha un po’ scioccato e lasciato senza parole. Non sapevo cosa rispondere. Mi ha colpito il suo modo umile di accogliermi e di offrirmi quello che aveva e l’affetto mostrato  proprio come se fossi sua figlia.

Vi racconterò dei bimbi che adoro e della nonnina che con la sua ormai non più tenera età vive in questa casa fatta di nulla e ti accoglie dicendonti  “”estas aquì mi Robertita” con il viso bianco pieno di farina impegnata ad impastare del pane buonissimo.

Per adesso vi saluto, sono le sette e mi avete fatto compagnia dalle 530. Ora mi aspetta una doccia fredda.:)

domenica 29 gennaio 2012

DIARIO DI VIAGGIO - NICARAGUA - SAN RAFAEL DEL NORTE

Hola a todos,

Que tal? Ops !! Come state? Scusate ma sul mio computer leggo le 12.20, questo significa però che qui sono le 5.20 ed in realtà per il jet lag sono sveglia già da molto. Il gallo mi ha svegliato, non quello però della casa, che ieri per il compleanno di una ragazza che vive qui lo hanno ucciso. Brrr!! Per fortuna che riesco a mangiare quasi tutto e non sono schizzinosa!! Ieri il mio primo pranzo e la mia prima cena: riso e pollo e riso e pollo!!! J Per adesso non è tanto vario, però una cosa l’ho provata: la banana fritta. Penserete al sol pensiero che è una cosa non digeribile ed invece no. Sembrano delle patatine crick crock, fine e leggere.
Qui la gente si sveglia molto presto e  la casa dove vivo è  un po’ di tutti,  hay “gente que va y viene de todas parte”. Per ora però sono rintanata nella mia stanza. Ah ecco la mia stanza… vorrei mandarvi delle foto per farvi vedere la mia piccola tana. Se ero abituata ultimamente a dormire in un letto matrimoniale sempre pulito e profumato in una stanza accogliente e con ogni comfort, qui non è proprio così. Quando l’altra sera sono arrivata mezza stordita nel villaggio non si vedeva nulla e l’unica cosa che ho fatto è stata quella di entrare nella mia stanza… ero troppo stanca, però  il primo pensiero che ho avuto è stato: “ma io non ce la farò a rimanere qui per più di due mesi”. In effetti la casa non ha nulla, un grande spazio che sembra sia un salone con un grande frigorifero e delle sedie; poi una stanza di una famiglia dove dormono almeno quattro – cinque persone. Poi si va all'esterno e c'è un patio dove si può mangiare all’aria aperta. Qui si trova il bagno di tutti: water, un lavandino da barbie ed una doccia che solo a vederla rabbrividisce, non solo perchè l'acqua è gelata. 
Vicino al bagno la mia stanza umida come tutte le case di qui che sono costruite su un terreno pieno d’acqua… si respira umidità dappertutto; nell’aria, nei vestiti, nelle case…
 Vi sto scrivendo con una bandana in testa perché mi sono svegliata con un mal di testa fortissimo. Dove ero rimasta?? Ah si la mia stanza: c’è un letto, un comodino, un attaccapanni  ed un armadio senza ante, ne stampelle, ma solo con un ripiano.  La stanza è pulita, le lenzuola anche e profumano di bucato e questo mi basta per  addormentarmi.  Comunque già mi sono ambientata a questa piccola tana, forse perché so che quando chiudo il chiavistello dietro di me, posso stare un po’ sola ad ascoltare musica, scrivere, leggere e chiudere gli occhi per un attimo per riposarmi dalle mille sensazioni, incontri a cui sono esposta tutta la giornata.

Non è così facile arrivare in un villaggio. E’ proprio come quando si arriva in qualche piccolo paesino d’Italia di pochi abitanti, dove gli anziani sono seduti sulle loro sedie o in piazza a chiacchierare e passando ti guardano come per dire : “ E chi è questa?? Una turista… Sicuramente  non è di qua”. 
Qui ancora di più visto che sono biondina ed ho una pelle chiara quando la maggior parte delle donne (non tutte però… ) hanno la pelle morena ed i capelli scuri. La gente ti guarda quasi come un’aliena, i ragazzi fanno qualche stupido commento (loro non cambiano mai). Per fortuna però è solo l'impatto  perché al contrario sono tutti molto cordiali e gentili. Basta fermarsi a parlare e ti sorridono. 
La vita che si vive qui è quella di un tipico villaggio di campagna con la sola differenza che il paese è molto più povero. Ci si sveglia presto per lavorare nei campi, si sentono i galli cantare, il rumore degli zoccoli dei cavalli e degli asini e le grida dei bimbi. Eh si... perché qui i bambini nascono così come i fiori. I ragazzi  si sposano presto a 15 -16 anni e la famiglia inizia a crescere da subito; ogni coppia ha almeno tre figli se non di più, sotto il tre però non si scende. 
Così qui sono io che risulto diversa: 28 anni, senza figli, né marito…

Ieri è stato un bel primo giorno. Mi sono svegliata con una voglia di piangere e molta nostalgia. Fa strano aprire gli occhi e trovarsi sotto un altro tetto, così distanti, non solo fisicamente, ma anche nel tempo da casa. Questo fusorario non mi piace proprio, aumenta la distanza ancora di più. Per fortuna la signora Ana che si occupa di preparare la comida (colazione , pranzo e cena) è molto gentile e mi ha accolto in modo molto affettuoso.  Ha bussato alla mia porta per dirmi che era pronta la colazione, che non ho mangiato perché lo stomaco proprio non ne voleva sapere di aprirsi, ma i bambini erano già tutti svegli nella casa e appena mi hanno visto mi hanno abbracciato per salutarmi attaccandosi alle mie gambe. Ecco in quel preciso momento ho sorriso ed ho pensato che i bambini e le parole confortanti delle persone valgono più di qualsiasi cosa e ti ripagano sempre. Così se per un momento avevo pensato al perché  di questa mia decisione di venire qui, con il gesto dei bambini quel pensiero si è allontanato dalla mia mente.


Dovrò comunque abituarmi perché la vita è differente e i ritmi sono molto molto più lenti. Sicuramente servirà a calmare un po’ la vita frenetica e sempre di corsa che vivo a Roma. Cercherò una calma ed un equilibrio interiore.

Comincia ad intravedersi il sole questo significa che è già più di un’ora che scrivo e quanto ho scritto. Non vorrei dilungarmi, ma queste sono le mie prime impressioni solo per il primo giorno e vi ho raccontato solo la minima parte. Conoscendo così tante persone e parlandoci un po’ non sapete quante cose raccontano. Si potrebbe veramente scrivere un libro. Ieri per esempio ho visto la clinica dove lavorerò ed aiuterò questa ong. Ancora non so di preciso che faremo, intanto organizzeremo tutto per l'arrivo di un’equipe medica spagnola che curerà ed opererà la gente del villaggio. Rimarranno quindici giorni.

Oltre la clinica, ieri pomeriggio sono andata ad un funerale di una signora molto amata qui nel villaggio. La mia amica Carmen, una ragazza che lavora nella clinica con me voleva andare e l'ho accompagnata. Qui la maggior parte della gente è cattolica ed è molto credente. Ero anche curiosa di vedere un funerale. Già tre ore prima una macchina in giro per il villaggio con un megafono aveva cominciato a diffondere il messaggio d’invito ad andare in chiesa con un sottofondo di musica. Il funerale, in una chiesa molto colorata tra il verde ed il celeste, è stato sempre accompagnato da cori e musica. E’ interessante vedere un funerale e non ha nessun effetto macabro, al contrario si apprendono tante altre cose della cultura di un popolo.


Una giornata piena finita con un compleanno e musica di discoteca a tutto volume per far ballare i bambini. Dopo una cena con un po’ di gente del villaggio che un po’ sembrava un interrogatorio alla sottoscritta, sono rientrata nella mia camera e con una musica tranquilla di Einaudi  nelle orecchie sono crollata nel mio letto.

E’ veramente solo una minima parte di quello che potrei raccontarvi.

Adesso però mi alzo dal letto, sono le 7.