Seconda parte del mio diario di viaggio.
Oggi è già il mio quarto giorno qui. Sono le 530 ed il gallo canta. Mi piace svegliarmi presto perché è veramente l’unico momento per stare sola, in silenzio ed ascoltare un po’ i rumori del villaggio.
Hoy no para de llover (non smette di piovere) è dalla tre che la pioggia cade a catinelle e questo mi fa pensare che anche oggi non ci sarà molto sole. Ma non ero venuta qui per abbronzarmi e prendere un po’ di caldo tropicale??? Sicuramente a Managua fa caldo e c’è il sole, è qui invece che siamo più nell’interno circondati dalle montagne che raccolgono le nubi come in un bacino pronto per essere accolto dalla pioggia. Sembrano quasi piogge monsoniche.
Come non detto, vorrei ascoltare i rumori delle città invece ci sono due cani che non fanno altro che abbaiare alle 530, meglio mettere cuffie e musica.
Ieri, lunedì, è stato il primo giorno di lavoro. La clinica si è riempita di gente e dottori; quando dico riempita significa una trentina di persone e tre dottori, non penserete ai grandi ospedali dove ci si perde tra i piani, ma per un villaggio è già tanto. Ieri ho lavorato al progetto adopciòn, di adozione a distanza dei bambini in San Rafael del Norte e nei villaggi limitrofi. Questo è il periodo in cui le famiglie vengono a ritirare i soldi donati ai loro bambini e tutto viene fatto con molta cura ed organizzazione. Ogni persona deve presentare la sua carta d’identità ed un libretto di versamento delle quote ed inoltre deve sempre consegnare una pagella ed una lettera che sarà poi inviata al padrino o alla madrina. Tutti questi piccoli e semplici requisiti sono indispensabili, altrimenti i soldi non vengono consegnati ai genitori finché non ritornino con gli esatti documenti. E’ una politica importante perché altrimenti la gente si abitua a ricevere senza dare nulla. Devono capire che anche se sono nati in una condizione di povertà non possono ricevere tutto gratuitamente, altrimenti non riusciranno mai a compiere quei piccoli sforzi per riuscire a migliorare la loro condizione. E’ bello vedere pagelle di piccoli bimbi che avanzano nella scuola con ottimi risultati, così come ragazzi grandi che vengono a ritirare la donazione e che sono già all’università. Loro rispetto gli altri possono dire di avere qualcosa in più perché avranno un lavoro, saranno pagati dal loro Ministerio e si potranno permettere una casa ed un futuro migliore. Vi assicuro che si vede la differenza tra un ragazzo diventato medico o ingegnere agrario e chi invece non è riuscito ad avere una preparazione scolastica. Altrettanto triste è constatare alcuni casi di ragazze che abbandonano la scuola perché incinte già a 14 anni, età anche in cui si sposano e ragazzi che lasciano la scuola perché devono aiutare la famiglia e vengono mandati a lavorare y “cortar cafe” (tagliare le piante di caffè). Già solo così si può capire quanto siamo fortunati a vivere in un paese desarrollado - come si dice qui - nonostante ormai l’Italia stia abbassando la sua soglia di sviluppo. Comunque non voglio parlare assolutamente del nostro paese, altrimenti mi viene una tristezza a pensare alle “ schifezze” che sono state fatte, qui neanche i politici potrebbero permettersi certe cose. Forse per certi versi meglio vivere in questa semplicità e povertà, si apprezza molto di più ogni cosa. La gente non ha nulla, ma ti saluta sempre abbracciandoti come se facessi parte della sua famiglia e ti offre qualsiasi cosa possieda, da una piccola tazza di caffè.
Comunque tornando al progetto adopcion, sono contenta di constatare che questo progetto funzioni veramente. Spesso dall’Italia non sappiamo se le donazioni che facciamo vanno a buon fine o sono intascate da qualche associazione assetata di soldi. Qui l’unica spesa sostenuta è quella del salario di chi gestisce e monitora il progetto, una buona spesa che permette di dar lavoro ad una persona; per il resto tutto viene donato ai ragazzi e dalla lista delle adozioni ne ho contati più di trecento. Un buon risultato.
Questa è una parte del lavoro che sto facendo, ma nei prossimi giorni mi aspetta molto di più. Intanto domani avrò anche io il mio camice per girare nella clinica e comprerò degli stivali per andare nei campi in mezzo al fango, che con tutta questa pioggia ormai arriverà alle ginocchia. Poi da giovedì con l’arrivo dell’équipe medica si lavorerà di più e sicuramente avranno bisogno di aiuti per operare tutte quelle persone che ormai sono sulla lista e aspettano delle cure.
Domenica sono stata a fare una gita nella campagna più interna e profonda, una campagna diversa dalla nostra. Qui ci si dirige verso le piantagioni di caffè, di platano e banane, immerse nella foresta tropicale. Devo ancora abituarmi a vedere intorno a me un altro tipo di paesaggio. Sembra tutto così diverso… perché effettivamente lo è!! J Siamo arrivati in una finca, una specie di casa di campagna immersa nel verde. Una casa interamente di legno, sempre con il tetto di lamiera, la cucina grande di mattoni e terra e grandi buste di plastica celesti per coprire l’interno della casa e far si che l’acqua ed il vento non entrino. Tutte le case di questo piccolo posto chiamato Sotana sono fatte così e s’intravedono man mano che si percorre con il pick up la strada sterrata. Dopo quasi un’ora di macchina e buche di ogni tipo avevo lo stomaco sottosopra. La famiglia della mia amica Carmen vive qui e sono tutti accoglienti. Per mostrare la loro cordialità ti offrono del cibo senza essere però invadenti perché sanno bene che certe cose il nostro stomaco non le tollera. Così mangio solo dei Bunuelos, ciambelline di pasta di mais fritte e immerse nel miele. Un dolcetto niente male per la dieta, ma molto buono soprattutto se c’è solo questo per pranzo. Facciamo un giro, scattiamo alcune foto e conosco tutta la sua famiglia composta da tanti fratelli , figli e nipoti. Qui ci si allarga in pochissimo tempo!!
Vi racconto quest’ultima cosa prima di lasciarvi. Presto andrò a vivere con la mia amica Carmen, la sua casa è sicuramente più confortevole e pulita visto che non ci sono una decina di bambini a viverla ogni giorno. Sua mamma è stata molto contenta di questa notizia, così farò compagnia anche a sua figlia e mi ha detto che se mi piace la loro povertà loro son ben felici di accogliermi. Questa frase mi ha un po’ scioccato e lasciato senza parole. Non sapevo cosa rispondere. Mi ha colpito il suo modo umile di accogliermi e di offrirmi quello che aveva e l’affetto mostrato proprio come se fossi sua figlia.
Vi racconterò dei bimbi che adoro e della nonnina che con la sua ormai non più tenera età vive in questa casa fatta di nulla e ti accoglie dicendonti “”estas aquì mi Robertita” con il viso bianco pieno di farina impegnata ad impastare del pane buonissimo.
Per adesso vi saluto, sono le sette e mi avete fatto compagnia dalle 530. Ora mi aspetta una doccia fredda.:)