Così... pour parler

… LIBERTA’…

Cosa è la libertà per voi, che per caso, navigando in internet, avete digitato l'espressione " Così ... pour parler" su un qualsiasi motore di ricerca?

Questo non vuole essere un blog su una determinata tematica o un argomento specifico, ma solo uno spazio aperto alle parole e alle idee di tutti. Così, da un pensiero o un’idea balenata alla mente si inizia a scrivere di diversi argomenti in piena libertà…

perche´ la liberta´, se data, si trova in ogni cosa... e ci permette di essere noi stessi.


Non sono solo ira e dolore…

forza io sono di pietra pensosa, allegria di mani insieme allacciate. Infine, sono libero entro gli esseri.

E tra gli esseri, come l’aria vivo, e dalla solitudine assediata esco verso il folto delle battaglie a conquistare gioie indomabili.

Pablo Neruda


mercoledì 22 febbraio 2012

PARAISO... NUNCA LO HABEIS VISTO?




Isletas de Granada


Svegliarsi la mattina guardando questo paesaggio ed ascoltando la canzone di questo viaggio...

Mi riempie di energia e di felicità e mi fa sorridere alla vita!!

Laura Izibor - Shine
 Wake up one morning you realize
 Your life is one big compromise
 Stuck in the job you swore
 Was only temporary

 Feel like the world is passing you by
 Never done all the things you were here to try
 Stuck in one place, got a pain in your face
 From all your stressing out

You ask yourself there's got to be more
 Than what I'm living for
 You ask yourself there's got to be something else
 Something more, more, more

Well, let the sun shine on your face
 And don't let your life go to waste
 Now is the time, got to make up your mind
 Let it shine on you, let it shine on you

Feel like there's nothing, nowhere to go
 You try and fight but you can't let go
 Roll the pain, got so much to gain
 Now is the time
 You ask yourself there's got to be something else
 Something more, more, more

Let the sun shine on your face
 And don't let your life go to waste
 Now is the time, got to make up your mind
 Let it shine on you, let it shine on you

You ask yourself there's got to be more
 Than what I'm living for
 You ask yourself there's got to be something else
 Something more, more, more

Let the sun shine on your face
 And don't let your life go to waste
 Now is the time, got to make up your mind
 Let it shine on you, let it shine on you

Well, let the sun shine on your face
 And don't let your life go to waste
 Now is the time, got to make up your mind
 Let it shine on you, let it shine on you
Let the sun shine on your face
 And don't let your life go to waste
 Now is the time, got to make up your mind




domenica 19 febbraio 2012

NICARAGUA


DIARIO DE VIAJE - IV LA BRIGADA ESPANOLA

Sabato 18 Febbraio.

L’orologio segna quasi le nove di mattina. Mi sveglio alle otto per il calore e l’umidità che non lasciano respirare.  Sono seduta nel mio letto , le spalle appoggiate al muro e dopo quasi una quindicina di giorni ritorno a scrivere il mio diario di viaggio. Penserete che finalmente è arrivato il sole a San Rafael del Norte e la pioggia non scende più così copiosa. Ed è vero si c’è il sole, ma solo perché mi trovo a Managua. Siamo lontani dalle montagne, a più di tre ore di distanza. Il clima cambia, la vegetazione anche. E’ più caldo, afoso ed umido.

Quindici giorni intensi, così tanto da non riuscire a scrivere e svegliarmi presto per farlo. Inoltre il jet lag ormai  è svanito ed ho il controllo esatto del giorno e della notte qui in Nicaragua. Il gallo non mi sveglia più come una volta, la stanchezza prende il sopravvento sui rumori che vengono dall’esterno e la mia stanza non è più la stessa.  A San Rafael del Norte vivo con Carmen.  Ho una stanza per me mentre  il bagno, la cucina e la doccia sono all’esterno. Un po’ scomodo soprattutto quando si rientra a casa alle undici di sera e lei già dorme. Tutto è chiuso con chiavistello e lucchetti ed è impossibile uscire per lavarsi i denti o altro. Diventa necessario in questi casi ricordarsi di usufruire del bagno prima di lasciare la casa dei medici. Potrebbe sembrare una sciocchezza quel che vi racconto, ma ciò che qui può risultare banale e semplice diventa sempre più complicato. Logicamente si può riflettere sulla parola complicato. Complicata diviene ogni cosa per chi non si riesce ad adattare. Quindi se non si hanno troppe pretese e si trova la chiave giusta prendere ciò che ci circonda con filosofia,  niente risulta impossibile e tutto diventa facile e alla portata di ognuno di noi.

La casa di  Carmen ha altri rumori. E’ accogliente, pulita ed ha una tipica cucina nicaraguense. Rispetto le altre case ha più mobili, persino un divano e due poltrone con tre sedie a dondolo. Non c’è un gallo che canta, ma se ne sente sempre uno in lontananza. Gli zoccoli dei cavalli e le voci delle persone che camminano per strada già risuonano nel mio udito alle sei della mattina. La sua casa si affaccia sulla strada principale e così la mia stanza. Ecco perché i rumori di vita quotidiana si sentono molto di più. Sono le voci dei bambini che invece mancano. Qui in casa non ci sono, lì invece già alle sette potevi sentire delle vocine stridenti iniziare ad urlare, ridere e piangere. Questo fa la differenza, però già mi sono abituata al cambiamento. C’è un rumore nuovo invece, che nell’altra casa non si sentiva perché quasi attutito dal soffitto in legno e dal tetto in cemento: il suono delle gocce di pioggia che incessantemente scendono in questo piccolo villaggio racchiuso in una valle tra le montagne. Tipico tetto di case nicaraguensi, un tetto fatto di lamiera, una capriata. Non è del tutto chiuso, il vento ed il freddo passano lateralmente e si insinuano nella casa. Per questo si dorme con tre coperte. Quando piove il rumore è più forte, distinto, come se si potessero contare tutte le gocce che cadono in meno di un secondo sul soffitto. Non amo la pioggia, ma il suo suono quando sono sotto le coperte e fa freddo mi rilassa soprattutto perché qui non ci sono tuoni, solo gocce di pioggia.

Per qualche giorno invece cambio di città, di stanza, di clima. Managua, capitale del Nicaragua che si affaccia sul suo grande lago Xolotlan. Divisa in barrios, quartieri poveri ed in colonie – zone residenziali dei benestanti e dei ricchi, qui si direbbe di “quien tiene reales” , tradotto “ di chi ha i soldi”.

La casa è grande, ha perfino due piani, ho una stanza tutta per me, un letto comodo ed un bagno interno. Sono indipendente come in una stanza d’albergo. Se non avessi fame potrei rimare chiusa qui tutto il girono a leggere e scrivere. Nella stanza c’è l’aria condizionata, impossibile altrimenti respirare. In una casa di San Rafael del Norte questa non si troverebbe, sia per il tipo di clima che per lo status della gente  che di certo non se la può permettere. 

Potete ora immaginarmi seduta sul mio letto, spalle alla parete e aria fresca che esce in modo rumoroso e raffredda la stanza. Per il rumore del condizionatore non si sente quasi la musica che sto ascoltando. Anche a questo mi sono abituata, riesco perfino ad addormentarmi con questo suono assordante. E’ una necessità più che altro.

Sono qui a Managua di ritorno da un viaggio di due giorni con l’equipe medica spagnola. Prima di tornare alla loro vita hanno deciso di rilassarsi prendendosi due giorni di vacanza. Mi sono aggregata al gruppo e sono partita insieme a loro alla scoperta del Nicaragua. Rimanendo solo a San Rafael non è possibile capire bene questo paese, importante è vedere altre realtà, anche quelle più turistiche.

Non starò qui a raccontarvi quello che ho visto e le meraviglie che mi son trovata davanti ai miei occhi. Lo farò in un altro momento. Sono qui per raccontare questi giorni passati a San Rafael con l’équipe medica e lo faccio partendo dalla fine. Ora che sono di nuovo sola e senza orari di lavoro da rispettare posso svegliarmi alle otto, accendere il mio computer  e scrivere con la musica che mi accompagna. Credetemi però, il vuoto che lasciano certe esperienze è talmente forte che in questo momento vorrei essere ancora lì a San Rafael, svegliarmi alle sei e mezza e correre per strada tra le pozzanghere ed il fango per  arrivare in tempo alla clinica. Anche il lavoro più difficile e faticoso viene fatto in modo piacevole se la situazione e l’ambiente che ci circonda è in armonia con noi stessi .

Decido di scrivere quest’esperienza partendo dalla fine e non dall’inizio perché il vuoto e le emozioni che mi ha lasciato esprimono meglio il mio stato d’animo e quello che quest’avventura in quindici giorni ha lasciato dentro di me.

Dopo questo periodo vissuto così intensamente  non me la sentivo di tornare sola in quel piccolo villaggio. Sarebbe stato troppo vuoto. Così ho deciso di fermarmi a Managua per qualche giorno e cercare di distrarmi un po’. Non è stato facile.

Gli addii e gli arrivederci non mi piacciono, come credo non piacciano a nessuno. Salutare tutti  il giorno prima durante la cena è stato abbastanza forte, soprattutto perché per ultime ho lasciato le persone a cui ero più legata. La mattina alle 430 sveglia. Il loro aereo partiva molto presto. Non sarei riuscita a salutare tutti quanti e vederli  andare via. Troppo forte per me, però  avevo il desiderio di rivedere e salutare ancora tre persone con le quali ho stretto un rapporto molto più forte che con gli altri. Succede sempre così, alla fine in un gruppo troviamo sempre per feeling , carattere ed affinità delle persone con le quali legare di più ed è incredibile come in questi contesti anche solo quindici giorni possano unirci e farci conoscere delle persone speciali. I tempi a volte si azzerano. E’ proprio vero che tutto è relativo.

Li ho visti andare via, li ho abbracciati e mezza stordita dal sonno ho chiuso la porta della mia stanza d’albergo dietro di me e mi sono infilata sotto le coperte. Ho chiuso gli occhi perché in questi casi, nei momenti di tristezza preferisco  addormentarmi  e non pensare. Si spera sempre che al risveglio tutto sia differente e la realtà solo un sogno da dimenticare, ma purtroppo non è così.  Ora si che crollo in un pianto. Ho trattenuto troppo le lacrime e ho bisogno di liberarmi. Non è facile, almeno per me, ritrovarmi sola in una stanza d’albergo e sentire silenzio intorno a me dopo un periodo così intenso.

Le mie lacrime hanno un perché, una ragione, sono il frutto di forti emozioni. Dal primo giorno che sono arrivati alla clinica tutti sorridenti e con una gran voglia di fare,  fino all’ultimo giorno quando stanchi ed esausti da viaggio e lavoro ancora ridevano e si divertivano. Ed io con loro come in una grande famiglia. Mi hanno subito accolto come “ la cooperante italiana” che come loro è lì per aiutare persone che non hanno neanche 50 cordoba (2 euro) per curarsi e poi anche per convivere insieme qualcosa di veramente speciale. Non mi hanno mai allontanato dal loro progetto di ong, anzi mi hanno incluso nel loro lavoro così come nel loro tempo libero. Pranzi, cene, feste, chiacchierate, balli, escursioni e bicchieri di birra nel piccolo locale di San Rafael “Snoopy Soda”.  Una famiglia che condivide la stessa cultura e che si è spinta fin dall’altra parte del globo per lo stesso motivo solidario. Ogni foto scattata esprime al 100 per cento quello che sto descrivendo ora. Sicuramente tutti porteremo quest’esperienza nel nostro cuore per sempre. Ci sono cose che non si dimenticano: “ se quedan grabadas en nuestro corazon”.

Ho avuto la possibilità di immergermi a 360 gradi nella vita di un medico, anestesista, chirurgo, radiologo  che sia e in quella di un infermiere ed è un mondo che mi affascina, che rispetto molto e che anche se comporta sacrifici ripaga per ogni goccia di fatica versata. Questa esperienza mi ha lasciato dentro la voglia di cominciare quel cammino che tempo fa ho deciso di non intraprendere e che ogni anno chiudo in un cassetto perché penso di aver perso quel treno sul quale dovevo salire più di sei anni fa ormai.                      E’ vero che c’è un tempo per tutto e che in questo mondo bisogna essere razionali, realistici e con i piedi per terra. Ma perché siamo così condizionati dal tempo, pronti a correre per essere più veloci di un secondo scandito dalle lancette di un orologio? A 28 anni il tempo non può essere già finito e c’è ancora una vita davanti da percorrere per inseguire i propri sogni ed  essere felice.  E’ da tempo ormai che sento questa vocazione che non posso più reprimere per non rischiare di scoppiare vivendo una vita che non è quella che desidero.

Ecco come quest’esperienza in Nicaragua mi sta aiutando a ritrovare la strada ed i desideri rimasti nell’ombra. E’ un cammino non sempre facile, vissuto intensamente e ricco di emozioni  forti. Una ricerca personale per ritrovare me stessa. Quasi a metà del cammino mi sento di aver acquisito qualcosa di importante.

Proprio come scrive un mio amico in una delle sue email quotidiane per sapere un po’ di me e della mia vita in Nicaragua: Credo che il tuo viaggio sia iniziato, se non addirittura sia stato pensato, per sentire e provare emozioni forti, il tuo cuore ti avrebbe messo a dura prova con squarci di dolore al petto e vuoti allo stomaco....ma che bello, sei e sarai viva per tutti questi mesi!!  Sentirsi viva, questo è la cosa più bella è vero!!